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La resilienza del turismo: allargare il campo della fruizione a tutela delle attività tradizionali e dei patrimoni naturalistici

La resilienza del turismo: allargare il campo della fruizione a tutela delle attività tradizionali e dei patrimoni naturalistici

Puntare a un turismo intelligente, di qualità, ma non elitario, più ecologico e di prossimità. Con un pubblico più consapevole, composto meno da viaggiatori internazionali e più da cittadini e residenti, di carattere regionale.
La pausa forzata ci impone di riflettere e sperimentare nuovi modi di fare turismo. Paradossalmente, in una fase in cui gli introiti sono zero, possiamo permetterci di ripensare quello che, per pigrizia e convenienza, fino a pochi mesi fa non riuscivamo a mettere in discussione. Per anni abbiamo assistito a un mercato al ribasso, che ha schiacciato l'offerta di medio livello, ma di qualità, allargando la forbice tra turismo d'élite e quello low cost, probabilmente ma di scarsa qualità.
Occorre pensare a percorsi tematici interregionali, al connubio tra arte e natura che solo l'Italia può consentire a un livello così alto, in termini numerici e di qualità. Allargare il campo della fruizione turistica a categorie finora ai margini come le persone con disabilità, attraverso percorsi specifici per ipovedenti, disabili, ma anche più approfonditi di come si è fatto finora per i normodotati: in breve, accrescere il livello delle conoscenze dei visitatori.
Il settore, come testimoniano le cifre, è responsabile del 10% dei posti di lavoro nel mondo ed è anche parte dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile dell'Onu per la sua capacità di creare impieghi dignitosi e significativi per la vita delle persone. Solo in Italia, secondo Iriss-Cnr, il turismo vale 100 miliardi di euro. Nel mondo siamo a quasi 9mila miliardi con quasi 320 milioni di posti di lavoro collegati (dati World Travel & Tourism Council).
Le stime dicono infatti che un lavoro direttamente collegato al turismo è in grado di creare un posto e mezzo nell'indotto. Un potere moltiplicativo importante che porta al 10% la quota mondiale degli impieghi legati al mondo dei viaggi e dell'ospitalità su scala globale. Secondo l'Ilo - Organizzazione Mondiale del Lavoro - quello dell'ospitalità e ristorazione insieme a quello dei servizi del settore privato in cui rientrano molte mansioni turistiche è stato uno degli ambiti segnati dalla più rapida crescita economica: il turismo è un'industria estremamente resiliente: basti pensare che in ognuno degli anni seguenti alla crisi economica del 2010 il numero degli arrivi turistici internazionali è cresciuto del 4% o anche oltre. Sul fronte dei giovani e delle donne, infine, il turismo è un settore-chiave. Ne impiega, infatti, più che gli altri settori nei vari Paesi dell'Ocse nella fascia che va fra i 15 e i 34 anni, quando la media per gli altri ambiti è del 32%.
Oltre tutto, il turismo è uno dei pochi ambiti in grado di creare posti di lavoro fuori dai grandi centri urbani, anche nelle zone remote o rurali: se non direttamente anche in modo indiretto, nelle mansioni di conservazione e tutela delle attività tradizionali o dei patrimoni naturalistici. Anzi, spesso è uno degli unici ambiti a cui affidarsi. Inclusione, sviluppo dei gruppi più vulnerabili, resilienza sociale: spesso non ci si pensa, ma le ricadute di un buon turismo sono enormi. 
Le possibilità offerte da un turismo più lento e consapevole, dove ci si sposterà di meno e meno freneticamente, sono diverse e andranno valorizzate: e' giunta l'ora di fermare un modo superficiale di far cultura. L'era dei selfie fini a sé stessi è destinata a tramontare.

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